C'è vita oltre al nostro sistema solare? Una domanda alla quale si potrebbe trovare la risposta nei tre pianeti extrasolari scoperti dai ricercatori dell'Università di Liegi, in collaborazione con il MIT. Secondo quanto riportato nello studio intitolato "Temperate Earth-sized planets transiting a nearby ultracool dwarf star" e pubblicato su Nature, il mondo della scienza potrebbe trovarsi di fronte ad una scoperta importantissima: sembrerebbe infatti che intorno alla stella 2MASS J23062928-0502285 (conosciuta anche TRAPPIST-1), che si trova a 40 anni luce da noi, ruotino tre pianeti di dimensioni simili a quelle della Terra potenzialmente abitabili. Partiamo con il dire che la TRAPPIST-1 è una stella nana ultra fredda, più fredda e più rossa del Sole e delle dimensioni di Giove, si tratta di una stella comune nella Via Lattea, ma questa è la prima volta che i ricercatori scoprono la presenza di altri pianeti intorno ad una di queste. Per vederla gli scienziati hanno utilizzato un TRAPPIST (TRAnsiting Planets and PlanetesImals Small Telescope), un telescopio di 60 centimetri che si trova presso la sede dell'università di Liegi in Cile e costruito apposta per monitorare le stelle ultra nane ed eventuali pianeti attorno. Come hanno fatto a scoprire i pianeti? I ricercatori spiegano di aver osservato la stella per diversi mesi e di aver notato alcune dissolvenze regolari del segnale infrarosso che suggerivano che diversi oggetti passassero davanti ad essa. Dopo aver effettuato le analisi del caso, gli scienziati hanno potuto confermare ciò che immaginavano e quindi la presenza di tre pianeti simili alla Terra, nel dettaglio: i due pianeti più interni svolgono un'orbita di 1,5 e 2,4 giorni e ricevono una quantità di radiazioni pari a quattro e due volte quelle che riceve la Terra dal Sole, il terzo pianeta invece ha un'orbita non ben calcolata che varia da 4 a 73 giorni e sembra ricevere ancora meno radiazioni rispetto alla Terra. Per capire se siano effettivamente abitabili, non ci resta che attendere i prossimi studi che saranno possibili grazie a nuovi telescopi capaci di osservare l'eventuale presenza di acqua o di tracce di vita.