Acqua sulla Luna.
Due studi su Nature Astronomy confermano la presenza inconfondibile di acqua ghiacciata sulla Luna e mostrano che la sua distribuzione potrebbe essere molto più ampia di quanto ritenuto finora. C'è acqua sulla Luna, ghiacciata e intrappolata in moltissimi serbatoi di grandi, medie e piccole dimensioni. Lo ha appena scoperto un gruppo di astronomi dell'università delle Hawaii a Mānoa e dell'università del Colorado a Boulder, che, attraverso complessi strumenti e osservazioni, ha rivelato in maniera inconfondibile che c'è acqua sulla Luna. La sua possibile presenza era già nota da circa dieci anni, tuttavia, finora non ne avevamo ancora la conferma, spiegano gli scienziati, dato che non era stato possibile distinguere con ampia sicurezza le molecole di H20 da quelle di composti contenenti gruppi idrossilici OH. Oggi, grazie a osservazioni ancora più specifiche, arriva anche questa prova. Ma non è tutto: quest'acqua ghiacciata potrebbe essere molto più diffusa di quanto si pensasse, stando a un secondo studio. E questo la renderebbe un bersaglio più facile per eventuali future missioni. Dopo la recente scoperta della fosfina su Venere, che potrebbe indicare la presenza di vita microbica, attuale o passata, le osservazioni spaziali non smettono di sorprenderci con scoperte di portata rilevante anche per le future missioni. Oggi è il turno della Luna, che ci stupisce con l'acqua ghiacciata. Eravamo a conoscenza della presenza di idratazione, come scrivono gli autori, ma non sapevamo però se si fosse trattato di molecole di H2O o di composti contenenti OH. Gli studi precedenti non erano stati in grado di fare questa distinzione a causa anche di limiti strumentali. In particolare, i ricercatori hanno impostato l'osservazione sulla lunghezza d'onda della luce pari a sei micrometri (sempre nella banda infrarossa) per riuscire a distinguere e non confondere le molecole di H2O con altri composti. E stavolta ci sono riusciti, rilevando la firma dell'acqua. L'ipotesi è che sia accumulata in materiali di vetro o fra i grani che compongono il suolo lunare e che grazie a questa protezione si sia mantenuta intatta. I processi che possono aver prodotto l'acqua sono tanti, dallo scontro di comete e asteroidi fino a protoni portati dal vento solare che hanno impattato con materiali contenenti ossigeno. Lo studio coordinato da Paul Hayne dell'università del Colorado a Boulder va a indagare la distribuzione e l'estensione delle molecole di H20. Sappiamo che l'acqua congelata è per lo più contenuta in crateri perennemente in ombra in prossimità dei poli. "Immaginando di stare in piedi sulla superficie della luna vicino a uno dei suoi poli", spiega Hayne, "si osserverebbero zone d'ombra ovunque, molte delle quali potrebbero essere piene di ghiaccio". La nuova ricerca, basata sui dati della sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (Lro) della Nasa e su modelli teorici, mostra che molti accumuli di acqua gelida potrebbero essere sfuggiti alle osservazioni. Secondo gli autori, infatti, ci sono moltissimi serbatoi di H2O molto piccoli (alcuni soltanto di diametro pari a un centimetro) passati inosservati proprio a causa della loro struttura su scala più piccola. Questi micro serbatoi, che sono peraltro molto più numerosi di quelli di dimensioni maggiori, contribuirebbero così ad aumentare la superficie in cui c'è acqua. Tanto che gli autori arrivano a dire che sulla Luna un'area di 40mila chilometri quadrati potrebbe ospitare queste trappole d'acqua. L'acqua intrappolata ai poli lunari potrebbe essere distribuita in maniera più ampia di quanto previsto finora e potrebbe essere più accessibile come risorsa per future missioni spaziali". Ma ancora il condizionale è d'obbligo dato che non è certo che questi mini crateri in ombra contengano acqua ghiacciata. Anche per questo, studiare meglio l'acqua sulla Luna potrebbe essere importante anche per comprendere meglio i meccanismi che governano il Sistema Solare. La presenza o l'assenza di acqua in micro-serbatoi, infatti, potrebbe aiutare a capire quali processi hanno portato alla loro formazione.
Fonte Wired.it