Il ciclo idrologico degli idrocarburi su Titano funziona in modo simile a quello terrestre, con una grande differenza: al posto dell'acqua la luna di Saturno ospita metano ed etano liquidi. Nel corso di un nuovo studio gli scienziati hanno stimato profondità e composizione dei mari di Titano, grazie ai dati inviati dalla sonda Cassini. I risultati suggeriscono che il Kraken Mare, il più esteso presente sul satellite, sia profondo oltre 300 metri. "Abbiamo già misurato profondità e composizione di ognuno dei mari di Titano, ad eccezione di quelle del più vasto, Kraken Mare, che contiene circa l'80 percento dei liquidi superficiali del satellite", afferma Valerio Poggiali della Cornell University, a guida dello studio pubblicato sul Journal of Geophysical Research. Titano è immerso in una nebbia di azoto gassoso, ma, al di sotto delle spesse nubi, il panorama ha un aspetto simile a quello terrestre, dotato di fiumi, laghi e mari allo stato liquido. Titano è un mondo ostile e freddo: la sua distanza dal Sole è circa 10 volte quella della Terra e le temperature superficiali si aggirano attorno a -180 gradi Centigradi. La superficie è punteggiata da centinaia di laghi e mari di idrocarburi. I dati su cui si è basato lo studio sono stati acquisiti dalla sonda Cassini durante uno dei suoi passaggi ravvicinati a Titano nell'Agosto 2014. In quel periodo il radar della sonda aveva esplorato il Ligeia Mare, un mare più piccolo nella regione nord-polare della luna, per indagare sulle misteriose regioni luminose che apparivano e poi sparivano dalle immagini. Queste insolite formazioni sono state soprannominate "isole magiche", e la loro natura è ancora misteriosa. Vari studi hanno consentito di appurare che le "isole" non sono dovute a cambiamenti nel livello del mare: alcuni scienziati ipotizzano che si tratti di bolle in risalita dal fondale verso la superficie. Quando la sonda Cassini si trovava ad una distanza di oltre 900 chilometri dalla superficie di Titano, il suo radar altimetro è stato in grado di stimare la profondità dei liquidi nel Kraken Mare e in Moray Sinus, una baia localizzata nella parte settentrionale del Kraken Mare. Puntando il radar perpendicolarmente alla superficie del satellite, la sonda ha inviato un segnale, che è stato riflesso prima dalla superficie del mare e poi dal fondo: misurando il ritardo tra i due segnali e l'attenuazione del secondo, gli scienziati sono stati in grado di stimare la profondità dei mari e di ricavare la composizione delle zone liquide attraversate dal segnale.